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Notícies :: criminalització i repressió
Solidaridad con Marco Camenisch
30 abr 2006
Ayer 27 de abril, en el tribunal de Roma, se celebro la ultima audiencia del juicio contra 22 companer@s imputad@s por haber manifestado en el 2002 frente a la embajada suiza en Italia, en solidaridad con el el querido companero Marco Camenisch.
Finalmente la jueza sentenciò la absoluciòn de tod@s l@s companer@s, mientras el fiscal habia pedido una condena a 1 mes de càrcel.
Durante el juicio, la companera Marina (Angela Maria Lovecchio, que està descontando una condena de 15 anos por el juicio Marini) leyò el comunicado que se envìa a continuaciòn, en italiano.


* lu brijant

direccion de Marco:

Marco Camenisch
Postfach 3143
8105 Regensdorf (Suiza)

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In questo clima di caccia all’anarchico mi sento di voler precisare qualcosa.

Anarchici non si nasce bensì si diventa. Probabilmente c’è una naturale sorta d’insofferenza ed idiosincrasia alle autorità ed agli atteggiamenti consenzienti sino al servilismo ma queste, chiamiamole peculiarità caratteriali, certo da sole non basterebbero se non fossero accompagnate da analisi della realtà. Ed una corretta lettura della realtà è gonfia di contraddizioni evidenti e non certo solo di tipo filosofico bensì endemiche di un sistema che si beffa della dignità di chi affama e di chi o costretto da una condizione di vita ben al di sotto di qualsiasi accettabile livello di decenza oppure accecato dai continui propinati modelli super consumistici od, ancora, impegnato nel contrastare i fini ed i mezzi delle politiche del capitalismo, si ritrova costretto nelle patrie galere per non aver rispettato quei codici che, per altro, smentiscono spudoratamente gli stessi principi di quella democrazia liberale, in ogni caso già di per sé troppo stretta a noi anarchici.

Ora, io insieme ad altri compagni, mi ritrovo imputata in un procedimento per manifestazione non autorizzata (adunata sediziosa!!) ed oltraggio allo Stato. Sinceramente dopo ben otto anni di udienze per il precedente procedimento nei miei confronti per accuse di partecipazione ad una presunta attività occulta, ritrovarmi, a distanza di due anni dalla sua conclusione, ancora una volta in questi luoghi, questa volta per attività politica palese, mi dà come l’idea che, come la giri la volti, la sostanza non cambi. “Ma –mi si obietterà- mancava l’autorizzazione al presidio!� Quella stessa autorizzazione rilasciata, con tanta facilità e leggerezza, il giorno 11 marzo 2006 a Milano ad un gruppetto di biechi e tristi personaggi inneggianti nomi di criminali di guerra e di assassini tiranni del passato, nostalgici di nazismo, responsabili della morte di Dax e di varie aggressioni a compagni ed immigrati in quella città e non solo. Questi loschi individui pensavano di affidarsi al silenzio complice di apparati politici o repressivi (d’altronde la loro presenza nelle liste elettorali delle appena trascorse Elezioni Politiche ne è riprova) nonostante le loro frasi urlate a squarciagola, i saluti romani, i vergognosi contrassegni di cui si fregiano pubblicamente siano contemplati tra i reati del sistema legislativo italiano. Potevano e possono contare su questi tempi che vedono possibili (oh, certo previa autorizzazione!) manifestazioni di quel tipo, in un periodo di forte recrudescenza fascista, in atto grazie anche alla devastazione sociale, umana, ambientale e morale portata avanti da personaggi xenofobi fino a pochi giorni fa al governo e oggi facenti parte di una massiccia opposizione ad una maggioranza debole e intrisa di ipocrisia cattolico-cristiana, guerrafondaia e socia a pieno titolo dell’imperialismo occidentale. Qualcosa ha, però, disturbato la loro quiete. C’è chi in quella autorizzazione a manifestare ha giustamente letto una aggressiva provocazione ed ha voluto reagire con determinazione affermando la propria presenza… ma i danneggiamenti della proprietà sono reati ben più gravi, per il nostro codice, di quelle devastazioni da me sopra riportate e così, a distanza di più di un mese, ancora 25 compagni sono rinchiusi in galere.

Ne potrei citare ancora di “contraddizioni� (a questo punto il termine diventa eufemistico) che potrebbero, forse, condurvi a ricollocare nella giusta dimensione il “criminoso� evento del quale sono stata partecipe di fronte al Consolato Svizzero.

Invece non vado avanti e mi fermo ribadendo però, al di là dell’evidenza della documentazione fotografica dell’accusa (la quale, credo, dovrebbe rispondere di fronte ai contribuenti delle spese di questo processo) che sì, che quel giorno c’ero e che mi sono sempre impegnata e continuerò a farlo tanto più ora, evidentemente, nella condizione in cui mi trovo nella solidarietà e nella denuncia delle violazioni della dignità umana. E con dignità intendo anche l’autodeterminazione e la libertà di ostacolare le nefandezze di cui gli Stati ed il loro spirito imperialista sono artefici.

Solidarietà con Marco Camenisch, con tutti i detenuti e tutte le detenute e con gli esclusi dal banchetto sociale!

No hemos tenido tiempo de traducirlo, si alguien tiene especial interès...



¡¡ NO ESTAMOS TOD@S FALTAN L@s PRES.O.S. !!

Un abrazo solidario a Marco Camenisch,

un abrazo solidario a tod@s l@s pres@s

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