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Análisi sobre Serpica Naro (Milano)
03 mar 2005
Quieres leer algo más sobre Serpica Naro, la designer anglojaponesa criada en Milano por los precários de la moda?
http://www.zmag.org/Italy/miradarebelde-serpicanaro.htm
1 Marzo 2005
Znet-It

Sotto il vestito, il precario
miradarebelde

Serpica Naro non esiste.
Serpica Naro è un meta-brand.
Serpica Naro e' una versione generosa del trademark, tutti coloro che vi si riconoscono possono parteciparvi.3


Serpica Naro ricorda un esperimento.


Nel 1996, Alan Sokal, professore di fisica all'Università di New York,




pubblicò l'articolo "Transgressing the Boundaries: Toward a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity" (La trasgressione dei confini: verso un'ermeneutica trasformativa della gravità quantistica) in "Social Text", un trimestrale americano di analisi culturale e politica.


Allo stesso tempo pubblicò un altro articolo, intitolato "A Physicist Experiment with Cultural Studies" (Esperimento di un fisico nel campo degli Studi culturali), su "Lingua Franca: The Review of Academic Life", rivelando che il primo era un falso, una parodia dei discorsi tipici dell'epistemologia postmoderna che aveva intessuto concatenando nonsense scientifici tratti da alcuni importanti filosofi postmoderni francesi e americani. L'effetto era esilarante per chiunque avesse una preparazione universitaria di base su quei temi e dimostrava l'uso superficiale, per semplice assonanza, o l'incomprensione totale di concetti fondamentali, a partire dalla narrazione che se ne faceva nelle "divulgazioni" per il grande pubblico.1 Ma nonostante questo l'articolo era stato pubblicato senza alcuna variazione.


Con il suo esperimento e la polemica che ne scaturì, Sokal dimostrava che intellettuali del calibro di Lacan, Baudrillard, Deleuze e altri avevano abusato spesso della terminologia scientifica senza preoccupazione per la loro giustificazione o sensatezza. Lungi dal voler criticare l'intera opera di questi autori, lo scopo dichiarato dell'esperimento era invece quello di "aprire gli occhi", mostrando il momento in cui il distacco da certo argomentare di facciata e auto-referenziale diventa, oltre che possibile, necessario.2


Mettete ora la Casa della Moda di Milano al posto del comitato di peer-reviewers che accolse l'articolo di Sokal senza battere ciglio e la Settimana della Moda che si è appena conclusa al posto di "Social Text", e troverete una stilista con una cicatrice sulla guancia, che parla di un drago che "gioca sempre con sé e con i fanciulli e le fanciulle che hanno il coraggio di accarezzarlo. Gira e rigira su se stesso, si colora, danza, s\u2019agita e segue sempre il ritmo dei propri desideri e dei desideri delle persone con cui passa il tempo. Le sue forme sono sinuose, il suo ritmo è travolgente, le linee del suo corpo mutevoli, i suoi occhi proiettano sequenze vitali uniche, irripetibili e sempre sorprendenti. Si narra che il suo lungo corpo fluisca senza assumere mai la stessa posizione. E si racconta poi di come i suoi pensieri nascano sempre dal cuore dei presenti e di come questi poi vengano dipinti dalle cromature sacre delle menti dei puri astanti".3


Serpica Naro ci apre gli occhi


Serpica Naro non è altro che l'anagramma di San Precario. I suoi creatori sono circa 200 precari che lavorano nel settore della moda e che in sette giorni hanno redatto un look-"book, creato uno stile, allestito una redazione, messo su un ufficio stampa, lo show room"4 e hanno con ciò conquistato la Camera della Moda di Milano, che li ha ammessi alle sfilate...


Non hanno dovuto fare altro che ciò che sono abituati a fare ogni giorno nel loro lavoro di precari della moda, ma da soli e per se stessi. E nessuno si è accorto della differenza, nessuno ha messo in dubbio l'autenticità della messinscena fino al momento finale, poco prima della sfilata, quando i seguaci di San Precario hanno rivelato l'identità reale di Serpica Naro: "Serpica Naro non esiste". "Sembra impossibile che precari che vengono pagati cinque euro l'ora possano [...] fare concorrenza a chi guadagna cifre stratosferiche."4


La beffa è stata organizzata in maniera perfetta grazie all'aiuto del collettivo ChainWorkers, che ha orchestrato una campagna mediatica che ha "creato" il personaggio Serpica Naro, mettendo su un server di news e costruendole un passato virtuale e una clientela "in vista" fittizia. Allo stesso tempo i membri del collettivo hanno dato vita ad una polemica contro la "stilista" e organizzato manifestazioni di protesta che hanno attratto l'apparato repressivo di stato come le mosche sul miele. In questo modo si sono genialmente assicurati la copertura mediatica da parte della stampa presente, corsa alla ricerca del cruento mondo no-global, scongiurando il rischio di passare sotto silenzio.


Serpica Naro non è solo un "hoax", una bufala per ridere, come alcuni sostengono. È anzitutto la dimostrazione che in pochi giorni e con poche migliaia di euro si possa fare quello che i "veri" stilisti fanno muovendo milioni di euro; o che il mondo della moda, con la sua capacità di fagocitare gran parte degli investimenti culturali a Milano, sia privo del valore che pretende di avere, che il suo prestigio sia immeritato, mentre è invece saldamente nelle mani dei tanti invisibili che lo popolano e lo rendono possibile con il loro lavoro, la loro creatività e le loro competenze.4


Serpica Naro è, soprattutto, un esempio di auto-organizzazione dal basso che, per una volta, invece di essere soltanto "contro", o perdersi nella rivendicazione o nella distruzione fine a se stessa, riesce a portare avanti un discorso propositivo; è la chiara manifestazione, tra le braccia di San Precario, della possibilità di cominciare a costruire un'economia che funzioni secondo logiche diverse, controllata dal basso, dalla moltitudine di donne e uomini che dispongono dei saperi e delle capacità che il capitale mette al suo servizio e che ripaga con la sola precarietà.


Serpica Naro è una profonda critica al modello dell'economia del marchio, in nome del quale si giustificano gerarchie e strutture di potere immorali, oltre che insensate, e che viene prima di qualunque valore umano, schiacciando i lavoratori precari che gli danno corpo nel limbo dell'invisibilità.


Perciò Serpica Naro non è un'invenzione fine a se stessa, ma lo specchio fedele, in miniatura, dell'intero mondo del lavoro. E, nel domandarci: "a chi serve?", ci dice di aprire gli occhi.


Serpica Naro continuerà fortunatamente ad esistere attraverso il suo sito, http://www.serpicanaro.com, con l'obiettivo di costruire un "laboratorio di stile precario" in cui si possano socializzare le competenze e le informazioni, come antidoto alla tendenza all'appropriazione e privatizzazione del sapere.


"Non lasciare che la tua vita venga disegnata da chi non conosci, da chi ti usa per arricchirsi: così non sarai mai te stesso. Ma non essere tanto presuntuoso da pensare di poter essere autosufficiente, unico e particolare."3



1 Jean Bricmont, La vraie signification de l'affaire Sokal, Le Monde, 14 janvier 1997, page 15. Bricmont cita l'uso da parte di Lacan di riferimenti alla topologia e alla logica; di Julia Kristeva all'assione di scelta e al teorema di Gödel; di Paul Virilio agli intervalli di "genere-tempo" e "genere-spazio" (concetti della teoria della relatività) in relazione alla storia e alla geografia; di Gilles Deleuze al calcolo differenziale; di Jean Baudrillard alla teoria del caos; di Luce Irigaray alla logica e alla meccanica dei fluidi e di Bruno Latour alla teoria della relatività come "contributo alla sociologia della delega". Ma, prosegue, "guardando da più vicino, si intuisce che la loro erudizione è molto superficiale e che la maggior parte delle allusioni che fanno sono nel migliore dei casi totalmente arbitrarie ed errate". (<<)


(2) Un'intero dossier sull'affaire Sokal si può trovare a questo indirizzo. (<<)


3 Su Indymedia: http://italy.indymedia.org/news/2005/02/739205.php, http://italy.indymedia.org/news/2005/02/739164.php (<<)


4 Intervista a Frankie di Rosaria Amato, Repubblica del 26 febbraio 2006. (<<)

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